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Stimolazione Cognitiva: nuove prospettive.

La stimolazione cognitiva rientra in quelle terapie definite psicosociali, ossia non
farmacologiche, che puntano al miglioramento della qualità di vita della persona in presenza di
declino cognitivo (di grado lieve o moderato) o di qualche forma di demenza a stadi intermedi. È un
approccio che si focalizza più sulla persona che sulla patologia che quest’ultima presenta. La
stimolazione cognitiva non rappresenta una cura e non favorisce un arresto della malattia, ma dai
dati scientifici di cui disponiamo, è stato osservato come possa operare verso un rallentamento di
alcuni dei sintomi cognitivi e un contenimento dei disturbi comportamentali tipici di questa
condizione.
Svolta singolarmente o in gruppo, lo scopo della stimolazione è quello di rafforzare le abilità
cognitive residue (ossia quelle abilità che risultano essere ancora risparmiate dal decorso della
malattia), un miglioramento del tono dell’umore e diminuzione del senso di apatia (scarso interesse
per ciò che accade nel contesto di vita), aumento dell’autonomia nelle attività di vita quotidiana.
Quest’ultimo fattore ha un impatto anche sul sistema famiglia, molto spesso sovraccaricato dagli
oneri assistenziali che procura la malattia.

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